ROMA — «Il piacere di fare quello che più mi diverte,
di sentirmi bella, di vincere» spiega Carolina Morace raccontando
perché ha scelto di fare del calcio la sua professione, di arrivare
a 60 presenze in nazionale con 48 gol, a 110 reti in campionato. E non
è davvero finita.
Un piacere scoperto per caso, coltivato, sollecitato dai genitori e dai fratelli, riconosciuto poi a livello nazionale quando, a soli 14 anni, Carolina ha assaporato l’indipendenza e l’autonomia. Oggi ha 25 anni, un fisico perfetto, la sua famosa cascata di riccioli biondi le incornicia sempre gli occhi neri, lo sguardo mobile e franco rispecchia un carattere deciso e volitivo. Non ammette d’essere andata contro corrente, di aver scelto uno sport inconsueto per una donna. E spiega come sia riuscita a emergere proprio a Venezia, città tradizionalmente conservatrice, sollecitata da un padre siciliano e militare. «È stato proprio mio padre Ignazio a convincermi che il calcio era lo sport adatto a me. Ci portava a giocare nel campetto dietro la Marina, alla Vigna, al sestiere di Castello, una squadretta divertente, con mio fratello Davide mezzala, io centravanti, mia sorella Monica in porta. Mio padre mi ha sempre incoraggiata, mi ha spinto a continuare la scalata nel calcio». |
Carolina Morace l’anno scorso ha stabilito un record, segnando 40 gol in un campionato trionfale con la Lazio, concluso con 12 punti di vantaggio sulla secondà classificata, il Trani (FotoGiuliani) |