Da Avvenimenti del 19 marzo 1998


Infanzia / Contro lo sfruttamento

Un pallone per i bambini

"Se un bambino lavora muore di fatica, se non lavora muore di fame" diceva l'ex segretario generale dell' Onu, Boutros Ghali, dell' Egitto (un paese pieno di bambini al lavoro). Le proibizioni funzionano, certo, per il settore formale dell' economia, come le industrie organizzate, le piantagioni e il commercio regolare. Ma la fatica dei bambini al di sotto dei 14 anni è in realtà concentrata nel mare magnum del settore informale, dove le paghe, spesso a cottimo o a giornata, degli adulti sono così minime da richiedere l' arrotondamento da parte dei figli.

Il commercio equo e solidale cerca di incidere sulle cause del fenomeno: con l' autogestione della produzione, agricola e artigianale, saltando gli intermediari e facendosi pagare di più dagli acquirenti, le famiglie e le comunità ottengono più risorse. Non che si arricchiscano, ma è quanto basta per mandare i figli a scuola con la pancia non vuota.

Un approccio interessante al problema "bambini e lavoro" è quello del pallone Transfair. Transfair è il marchio di diversi prodotti agricoli tropicali commerciali secondo criteri di equità. Ma ora Transfair Italia ha tentato un esperimento in un settore nuovo: i palloni da calcio, l' 80 per cento dei quali viene prodotto nella regione pakistana di Sialkot con elevato impiego di manodopera infantile. Vietare semplicemente che i bambini under 14 cuciano i palloni può equivalere a maggiore povertà per le famiglie: in un giorno i palloni cuciti, e pagati una miseria, saranno di meno... Bel risultato, bambini a spasso ma affamati, forse costretti a cercarsi un lavoro in settori non export (agricoltura, edilizia, raccolta rifiuti), in condizioni peggiori. Transfair invece ha calcolato quanto reddito servirebbe ad una famiglia media (là a Sialkot, sei persone) per soddisfare i bisogni essenziali: 6.000 rupie. Ha poi calcolato quanti palloni due adulti possono cucire in un giorno senza far lavorare i figli. E ha stabilito che i palloni Transfair che saranno venduti da Ctm - attraverso le Botteghe del mondo - e Coop, siano pagati abbastanza per arrivare almeno alle 6.000 rupie. Inoltre, per ogni pallone Transfair c'è la garanzia di un "premio" che andrà investito nello sviluppo della comunità.

Certo, il progetto è un po' diverso dai soliti del commercio equo. Il partner locale che fa i palloni non è una cooperativa (non ne esistono in loco), è un' impresa. Alla quale però sono richieste regole strette e controllabili.

Le regole del commercio equo e solidale distinguono - lo fa anche l ' Unicef - fra sfruttamento infantile e lavoro dei bambini. Il secondo, tollerato e talvolta incoraggiato, è l' occupazione dei bambini in aiuto dei genitori, in lavori lievi, senza evasione dell' obbligo scolastico e con funzione anche di apprendimento. Insomma, non direte che è sfruttamento infantile quello di Josè Carlos, brasiliano di 14 anni, che fino a tre anni fa era bracciante con la famiglia nella canna da zucchero; poi il Movimento Sem Terra (partner del commercio equo) li ha aiutati ad avere la sospirata terra, e ora il ragazzo sta terminando la scuola ma aiuta i suoi in campagna.

MARINELLA CORREGGIA


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