Il commercio equo e solidale cerca di incidere sulle cause del fenomeno: con l' autogestione della produzione, agricola e artigianale, saltando gli intermediari e facendosi pagare di più dagli acquirenti, le famiglie e le comunità ottengono più risorse. Non che si arricchiscano, ma è quanto basta per mandare i figli a scuola con la pancia non vuota.
Un approccio interessante al problema "bambini e lavoro" è quello del pallone Transfair. Transfair è il marchio di diversi prodotti agricoli tropicali commerciali secondo criteri di equità. Ma ora Transfair Italia ha tentato un esperimento in un settore nuovo: i palloni da calcio, l' 80 per cento dei quali viene prodotto nella regione pakistana di Sialkot con elevato impiego di manodopera infantile. Vietare semplicemente che i bambini under 14 cuciano i palloni può equivalere a maggiore povertà per le famiglie: in un giorno i palloni cuciti, e pagati una miseria, saranno di meno... Bel risultato, bambini a spasso ma affamati, forse costretti a cercarsi un lavoro in settori non export (agricoltura, edilizia, raccolta rifiuti), in condizioni peggiori. Transfair invece ha calcolato quanto reddito servirebbe ad una famiglia media (là a Sialkot, sei persone) per soddisfare i bisogni essenziali: 6.000 rupie. Ha poi calcolato quanti palloni due adulti possono cucire in un giorno senza far lavorare i figli. E ha stabilito che i palloni Transfair che saranno venduti da Ctm - attraverso le Botteghe del mondo - e Coop, siano pagati abbastanza per arrivare almeno alle 6.000 rupie. Inoltre, per ogni pallone Transfair c'è la garanzia di un "premio" che andrà investito nello sviluppo della comunità.
Certo, il progetto è un po' diverso dai soliti del commercio equo. Il partner locale che fa i palloni non è una cooperativa (non ne esistono in loco), è un' impresa. Alla quale però sono richieste regole strette e controllabili.
Le regole del commercio equo e solidale distinguono - lo fa anche l ' Unicef - fra sfruttamento infantile e lavoro dei bambini. Il secondo, tollerato e talvolta incoraggiato, è l' occupazione dei bambini in aiuto dei genitori, in lavori lievi, senza evasione dell' obbligo scolastico e con funzione anche di apprendimento. Insomma, non direte che è sfruttamento infantile quello di Josè Carlos, brasiliano di 14 anni, che fino a tre anni fa era bracciante con la famiglia nella canna da zucchero; poi il Movimento Sem Terra (partner del commercio equo) li ha aiutati ad avere la sospirata terra, e ora il ragazzo sta terminando la scuola ma aiuta i suoi in campagna.
MARINELLA CORREGGIA