Da Avvenimenti del 4 febbraio 1998



 

COMMERCIO EQUO E SOLIDALE // PARLA IL PRESIDENTE DI TRANSFAIR ITALIA

"Venite a prendere il caffè da noi"

Un marchio di garanzia internazionale per i prodotti del commercio equo e solidale. Si chiama Transfair e riunisce numerose realtà del volontariato. Con un fine: favorire lo sviluppo del Terzo mondo, sottraendolo a sfruttamento e speculazioni. E con risultati sorprendenti, come l 'aumento del cento per cento, in un anno delle vendite di caffè



 
NUCCIO IOVENE
Transfair è il principale marchio di garanzia internazionale dei prodotti del commercio equo e solidale. È gestito, nel nostro paese, da un'associazione senza scopo di lucro, nata tre anni fa su iniziativa delle principali realtà italiane del terzo settore: Arci ed Acli, Ong come Mani Tese, Cospe, Cies ed Acra e le loro federazioni Cips e Focsiv, il Consorzio nazionale delle cooperative sociali Cgm, associazioni di consumatori come l' Acu, le principali centrali del commercio equo e l' associazione delle Botteghe del mondo, e ancora Pax Christi, il Centro nuovo modello di sviluppo, l' associazione delle cooperative di consumatori Uisp, realtà della finanza etica come Ctm-Mag e dell' agricoltura biologica come Conapi e Bioagricoop (e l' elenco potrebbe continuare). Si sono unite per dar vita a un' associazione con l' obiettivo di far crescere un modo diverso di consumare i prodotti del Sud del mondo.

"Non aiuti, ma sviluppo": con questo slogan circa vent'anni fa presero il via le prime esperienze di commercio equo in Europa. Sottrarre i piccoli produttori dei paesi in via di sviluppo dal ricatto delle intermediazioni speculative; garantire un prezzo equo e stabile per i loro prodotti e contratti di lunga durata, mettendoli così in condizione di programmare il loro futuro, prefinanziare gli acquisti per evitare il ricorso all' indebitamento o peggio all' usura; sostenere le capacità associative e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro: sono queste le idee semplici e al tempo stesso rivoluzionarie, poste alla base di un movimento cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni. Per cominciare a sperimentare risultati concreti non c'è stato bisogno né di leggi né di pubblici finanziamenti, ma della modifica di piccoli gesti quotidiani da parte dei cittadini. Comprare un caffè piuttosto che un altro, o un tè, del miele, dello zucchero, del cioccolato o qualche prodotto artigianale "esotico".

Un meccanismo contagioso e pieno di potenzialità. Ecco le ragioni che hanno portato tanti soggetti del mondo dell' associazionismo e del volontariato, tradizionalmente non attivi in questo campo, a sposare la causa del commercio equo e solidale; non perché avevano prodotti da vendere, ma cittadini da conquistare a un' idea dello sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile.

Rapidamente le Botteghe del mondo ( i luoghi di principale diffusione di un' idea e dei prodotti ad essa collegati), pur cresciute di numero in modo impressionante, si sono rivelate troppo piccole - da sole - per consentire lo sviluppo possibile di un nuovo stile nei consumi. E troppo grandi le domande di lavoro e di un futuro dignitoso (850 milioni di persone soffrono ancora oggi la fame, come ci ha ricordato il recente vertice della Fao a Roma) che si levano dal Sud del mondo per essere soddisfatte con l' urgenza che meritano, solamente dalle storiche e preziosissime realtà che diedero vita, per prime, a a questo movimento. Aver individuato una strada, aver iniziato a percorrerla sono meriti indiscutibili. Ma ora quella strada deve essere messa a disposizione di quanti vogliono percorrerla, anche solo per un tratto, e bisogna augurarsi, e anzi operare, affinché siano sempre più numerosi. Per questo è nata Transfair in Italia, Germania, Austria, Stati Uniti e Giappone, per questo è nata Max Havelaar in Olanda e in Svizzera e gli altri marchi di garanzia del commercio equo e solidale in tanti Paesi. Per questo tutti insieme lo scorso anno hanno dato vita ad un' organizzazione internazionale denominata Flo (Fairtrade labelling organizations).

Convincere le aziende tradizionali a cambiare i loro comportamenti iniziando a immettere sul mercato, anche loro, prodotti del commercio equo e solidale; convincere le grandi e piccole reti distributive a esporre sui loro scaffali questi prodotti; convincere milioni di cittadini (e non solo "consumatori") ad acquistarli. L' esperienza di Transfair nel nostro Paese dimostra che tutto questo è possibile. In soli tre anni, la vendita del caffè del commercio equo è aumentata di quasi il cento per cento l' anno.

Nel 1997 sono stati venduti circa due milioni di pacchetti di caffè garantiti da Transfair, mentre le aziende che lo producono sono già cinque. I punti vendita dove esso è disponibile sono passati da duecento a oltre duemila, compresi ottocento supermercati e ipermercati Coop. Dall' autunno scorso è iniziata la commercializzazione del tè e già dalle prossime settimane sarà disponibile la cioccolata, sempre garantiti da Transfair. Il marchio dà garanzie, sia ai produttori del Sud sia ai consumatori del Nord, che i criteri internazionali che definiscono il commercio equo e solidale vengano rispettati attraverso il monitoraggio e il controllo dei registri internazionali dei produttori e delle aziende che ne commercializzano i prodotti.

Transfair Italia ha inoltre avviato la prima sperimentazione di certificazione di un prodotto non alimentare: il pallone. Il 90 per cento della produzione mondiale dei palloni si realizza in una regione del Pakistan attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile. Il progetto pilota di Transfair prevede la produzione e la commercializzazione di palloni senza il ricorso al lavoro minorile, garantendo il rispetto delle clausole sociali previste a livello internazionale dai sindacati e sostenendo progetti di sviluppo nei villaggi interessati. Già nella prossima primavera in Germania e in Italia (nelle Botteghe e nei supermercati Coop) sarà possibile acquistare i palloni realizzati grazie a questo progetto. Un modo diverso di partecipare anche noi ai prossimi mondiali di calcio.

Questa è la realtà Transfair in Italia. Una realtà fatta di lavoro volontario, associazioni, progetti concreti. Una realtà che sarebbe bene conoscere, piuttosto che parlarne senza cognizione di causa.
 

"Non aiuti ma sviluppo è il nostro motto"

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