Ciò è il risultato di un lungo lavoro avviato nel 1996 da Transfair Italia in collaborazione con Transfair International e Fair Trade, una società tedesca di consulenza del commercio equo.
Poiché si tratta del primo prodotto industriale che si tenta di commercializzare secondo i criteri del commercio equo, il coordinamento internazionale ha chiesto di fare passare un periodo di verifica e di sperimentazione prima di giungere alla definitiva certificazione da parte della Transfair. Per questo i palloni che venderanno Coop e CTM, inizialmente non recheranno il marchio Transfair, ma quello della società di consulenza Fair Trade, che fra l' altro sarà responsabile, in questa prima fase, delle operazioni di controllo.
Ecco le condizioni in cui il pallone sarà commercializzato e prodotto:
1 organizzazione della produzione in laboratori di villaggio che non precludono la partecipazione delle donne (siamo in un paese musulmano) e pagamento di salari più alti per non costringere le famiglie a fare lavorare i bambini;
2 garanzia delle condizioni di lavoro da parte di esperti locali sotto la supervisione di Fair Trade;
3 controllo delle condizioni di lavoro da parte di esperti locali sotto la supervisione di Fair Trade;
4 pagamento di un sovrapprezzo per il finanziamento di iniziative sociali e di sviluppo alternativo;
5 eliminazione degli intermediari parassitari
Un gruppo di lavoro coordinato da Transfer Italia seguirà da
vicino l' andamento della sperimentazione e continuerà a studiare
i prodotti industriali in modo da definire tutte le condizioni che devono
essere rispettate per essere definiti equi.