bimbisenza dirittidi Roberto Cavallini (Responsabile comunicazione Associazione Coop consumatori Distretto tirrenico)Alla fine del 1996 l' Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), che ha sede a Ginevra, ha stimato in oltre 250 milioni i bambini, tra i 5 e i 14 anni, che nei paesi in via di sviluppo lavorano. Sono 1 su 4, più del 25 per cento: in Africa, America latina ma soprattutto Asia. La stessa percentuale di bimbi che non frequentano la scuola, anche se non sempre i due fenomeni sono coincidenti.Molti sono gli strumenti internazionali che dovrebbero tutelare i bambini sul fornte del lavoro. Innanzitutto la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del bambino. Firmata da 190 paesi, la convenzione, che è vincolante, dichiara che i bambini hanno gli stessi diritti degli adulti e che le decisioni che li riguardano devono essere prese nel loro migliore interesse. Anche l' Organizzazione internazionale del lavoro, nella sua convenzione sull' età minima, afferma che nessun bambino dovrebbe lavorare prima di avere completato la scuola obbligatoria o aver compiuto 15 anni. I lavori leggeri possono essere svolti dai bambini oltre 12 anni di età nei paesi in via di sviluppo, ma i lavori pericolosi sono vietati a chi non ha superato i 18 anni. Oltre 50 paesi hanno sottoscritto questa convenzione ma tra questi non vi sono il Brasile, l' India, il Pakistan e molti altri. |
Lewis Hine, "Piccola filatrice davanti alla macchina" (Stati Uniti, 1908), immagine simbolo dello sfruttamento del lavoro minorile. |
La comunità europea ha adottato un sistema generale che offre il vantaggio di tasse di importazione più basse sulle merci provenienti dai paesi conformi alle disposizioni della Convenzione dell' Oil sulla libertà di associazione e l' età minima per il lavoro minorile. Gli Stati Uniti impongono penalità ai Paesi che violano gli standard internazionali sul lavoro minorile. Sempre l 'Unione europea ha varato un programma, nel maggio '97, che punta al contenimento e all' eliminazione progressiva del lavoro minorile nella fabbricazione di palloni in Pakistan.
Ma anche nei paesi del Sud del mondo non è difficile rintracciare nella legislazione norme di tutela dei minori. Purtroppo non vi sono controlli governativi o quando ci sono, come afferma un esportatore di Jalandhar, in India, citato in una ricerca internazionale Christian Aid, "a volte gli ispettori vengono, ma poi ricevono la bustarella e se ne rivanno". Shivaji Singh, della National Human Rights Commision, concorda: "Dovremmo promuovere il coinvolgimento di gruppi di organizzazioni non governative onesti, affidabili, legati al territorio, in quanto tra gli ispettori del Governo regnala corruzione ".
Rimane quindi il fatto che l' impiego di manodopera infantile sia tollerato, se non promosso, da molti paesi in via di sviluppo e che le pressioni internazionali si sono rivelate poco efficaci di fronte al circolo vizioso che spinge i paesi poveri a guardare solo ai vantaggi economici immediati. Occorre dare a questi bambini scuole e la possibilità di frequentarle, sostenere i bilanci delle famiglie più povere, fare pressione perché le legislazioni nazionali recepiscano gli indirizzi internazionali e creare nuove opportunità di lavoro, dalle retribuzioni adeguate, per i capofamiglia.
Da Intergroup, la centrale di acquisto delle cooperative europee nei mercati di produzione asiatici, è stato varato un codice di condotta che prevede l' interruzione di rapporti con imprese che utilizzano mano d'opera minorile, producono danni ambientali o alla salute dei lavoratori, non rispettano i più elementari diritti umani e civili. Con questo codice viene anche attivato un fondo destinato a migliorare la qualità della vita dei minori di quelle realtà.
Naturalmente questo codice prevede norme minime che le imprese cooperative si danno per operare con coerenza ai propri principi e valori sul mercato, di per sé però non sufficienti a definire processi produttivi "etici", controllati e certificati da soggetti autonomi, riconosciuti e indipendenti.
Alla fine l' impegno comune di Coop e Transfair Italia ha realizzato un progetto in grado di offrire al consumatore italiano un primo prodotto con valenze "etiche": il pallone, oggetto simbolo dello sfruttamento del lavoro dei minori.
Sui palloni sarà stampigliato il marchio "Fair Trade", "No child labour", "Community Benefits". L' iniziativa, prima in Europa, ha l' obiettivo di rendere "eticamente puliti" quei prodotti oggi marchiati dal segno dello sfruttamento. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile. Sono di buon auspicio la soddisfazione e l' apprezzamento espressi da tante personalità di estrazione diversa: il ministro Dini, il segretario della Cgil Cofferati, il presidente della Fiorentina Cecchi Gori, il giornalista Bruno Pizzul.
PALLONE "ETICO"Dal Pakistan il primo prodotto equo e solidale non alimentareLavorano in piccole stanze, dove la luce è poca e l' aria ancora meno. Bambini di sette, otto, dieci anni costretti a cucire palloni per intere giornate, al servizio di aziende senza troppi scrupoli che esportano quei palloni in tutto il mondo a prezzi concorrenziali.Nei settecento villaggi del distretto industriale di Sialkot, in Pakistan, ogni anno se ne producono circa 35 milioni, ovvero l' 80 per cento della produzione mondiale. La manodopera viene pagata assai poco e lo sfruttamento del lavoro minorile è un' orribile consuetudine fortemente radicata. ma c'è un progetto di Transfair, studiato in collaborazione con Coop, che punta proprio a stroncare questo distorto processo produttivo. L' iniziativa fa parte delle attività a sostegno del commercio equo e solidale, con le quali è stato possibile mettere in assortimento nei punti vendita Coop alcuni prodotti (caffè, tè, miele e prossimamente anche cacao) con il marchio Transfair. A partire dal 12 aprile, in attesa dell' apertura dei mondiali di calcio in Francia, negli iper e nei supermercati Coop sarà possibile acquistare anche il "pallone etico", cioè prodotto nel pieno rispetto dei fondamentali diritti umani e civili e senza l' utilizzo da parte dell' azienda fornitrice, di operai al di sotto dei 14 anni di età. Sul raggiungimento di questi obiettivi vigilerà Transfair, eliminando gli intermediari là dove non strettamente necessari. L' acquisto da parte di Coop di circa 35 mila palloni "etici" a un prezzo maggiorato (circa il 50 per cento in più, che verrà detratto dagli utili di vendita) permetterà di aumentare i salari degli "steachers", i cucitori di palloni. Saranno inoltre costruiti quattro nuovi centri di produzione, dagli ambienti più salubri, e verrà istituito un fondo pensionistico che i lavoratori potranno autogestirsi. Verrà aperto, infine un fondo per il microcredito alle famiglie dei villaggi delle zone di produzione, gestito con i criteri delle "banche etiche". |