E oggi? Dopo gli scandali, cosa è rimasto? Chi produce, e come, non solo palloni, ma anche scarpini, scarpe da ginnastica, tute, insomma l’abbigliamento sportivo? "La situazione non è molto cambiata. Sì, è vero, i bambini sono scomparsi dai centri di produzione, anche se non siamo in grado di dire se vengono utilizzati di nascosto, in casa o in piccole officine. Ma le grandi marche sportive, come Nike, Reebok o Adidas, continuano a produrre soprattutto in Asia, Africa ed Europa dell’Est, attraverso industrie locali che molto spesso impiegano manodopera sottopagata, che lavora in condizioni proibitive e che è priva di garanzie sindacali. |
Lo slogan, della campagna è Le supporters doivent-ils tout supporter? (“I supporter del calcio devono sopportare tutto?”). E sono stati soprattutto loro, i tifosi, a firmare l’appello, che in poche settimane ha raccolto oltre cinquemila adesioni, tra cui quelle dei giocatori e dei dirigenti dell’Excelsior di Mouscron - squadra che gioca in serie A - e di Robert Wassage, l’allenatore dei Diables Rouges, la nazionale belga (sponsorizzata dalla Nike, come del resto l’équipe olandese). Nel frattempo, il regista Benoìt Marriage ha cominciato a girare un videoclip promozionale per la campagna, e i giornalisti della Rtbf (la tv francofona) e di Vrt (fiamminga) hanno realizzato un reportage nelle fabbriche indonesiane che producono per conto delle grandi marche sportive. |
OXFAM: QUANDO I CONSUMATORI FANNO LA DIFFERENZA |
Oltre a coordinare la campagna “Vestiti puliti” e
quella più recente sugli Euro2000 di calcio, Carol Crabbé
si occupa soprattutto di commercio equo e solidale per i Magasins du monde
- Oxfam, una Organizzazione non governativa nata negli anni ‘60 e che oggi
in Belgio dispone di una rete che conta qualche decina di punti-vendita.
"L' idea che è alla base della campagna Vétements Propres, ma anche di quella sugli Euro2000, è che oggi, i sindacati da soli non hanno più la forza di rispondere alla globalizzazione dell’economia - spiega la Crabbé - Eppoi, quando i consumatori sono informati possono costituire una vera forza dal basso, le loro opinioni contano. Ecco perché stiamo cercando di costruire una rete internazionale di sindacati, Ong e consumatori. Per esempio, qui in Belgio, dopo aver ricevuto migliaia di cartoline e fax, già 17 delle 29 grandi imprese di abbigliamento che abbiamo sottoposto a monitoraggio, per controllare come e dove vengono fabbricati i loro prodotti, hanno risposto agli appelli". La risposta alla campagna Euro2000 da parte del pubblico qual è stata, finora? "C’è stata una campagna mediatica molto importante, i giornali si sono occupati dell’argomento, e il fatto che l’appello sia stato firmato anche da giocatori e dirigenti sportivi ha dato ancora più risonanza all’iniziativa. Abbiamo avuto un primo incontro con il direttore di Euro2000, Alain Courtois. A lui e alla Uefa abbiamo chiesto un impegno preciso: non firmare alcun contratto di sponsorizzazione se prima le imprese interessate non accettano di rispettare le stesse condizioni poste dalla Fifa ai propri fornitori, cioè i diritti fondamentali dei lavoratori". Se la Uefa non dovesse accettare ie vostre richieste, potreste lanciare un boicottaggio degli Euro2000, proponendo insomma uno “sciopero del calcio”? "No, niente boicottaggi. E un' arma che utilizziamo solo quando ce lo domandano direttamente i lavoratori, chi soffre le conseguenze di certe scelte politiche o economiche. Fu così per l’apartheid in Sudafrica, negli anni ‘80, è così oggi per la Chiquita". La famosa “banana 10 e lode” è infatti da oltre un anno al centro di un’altra campagna dell’Oxfam, che ha lanciato un vero e proprio appello al boicottaggio per protestare contro le condizioni di vita dei lavoratori - sotto pagati e spesso privi di diritti sindacali - e l’utilizzo massiccio di sostanze chimiche, ai danni dell’ambiente e dei consumatori. (Info sulla campagna Euro2000 e sulle altre attività dell’Oxfam: www.mdmoxfam.ngonet.be). |
L’ESTATE DEI CAMPIONATI |
Tre settimane di tifo & gol. I prossimi campionati
Europei di calcio, il più importante appuntamento sportivo dopo
le Olimpiadi e i Mondiali, si terranno dal 10 giugno al 2 luglio di quest’anno
in due stati, ed è la prima volta nella storia di questa manifestazione:
Paesi Bassi e Belgio.
Sedici le squadre partecipanti: oltre alle équipe dei due padroni di casa - ammesse di diritto - ci saranno anche Italia, Norvegia, Francia, Svezia, Spagna, Romania, Jugoslavia, e Repubblica Cera, che hanno vinto nei rispettivi gruppi; la Germania, detentrice attuale del titolo dopo la vittoria del ‘96; il Portogallo, miglior secondo piazzato, e ancora la Danimarca, l’Inghilterra, la Slovenia e la Turchia, che hanno superato i play off. Fuori campo restano invece ben 35 squadre nazionali, che non sono riuscite a passare il turno. La prima partita si giocherà sabato 10 giugno a Bruxelles, nello stadio intitolato al Re Baldovino, mentre la finale sarà disputata domenica 2 luglio al Feyenoord di Rotterdam. Le due semifinali si terranno invece il 28 giugno a Bruxelles e il giorno dopo ad Amsterdam, nello stadio Arena. Il meccanismo del campionato è semplice: le sedici squadre sono divisi in quattro gruppi, e le prime due qualificate di ogni gruppo accedono ai quarti di finali. Come già per i Mondiali di calcio del ‘98, il problema principale degli Euro2000 sembra essere quello della sicurezza fuori e dentro gli stadi: ed è per questo che già da tempo il comitato organizzatore e i ministeri degli Interni di Paesi Bassi e Belgio (particolarmente sensibile dopo la tragedia dell’Heysel di Bruxelles) hanno promosso una serie di seminari e incontri con le autorità dei paesi partecipanti per prevenire eventuali incidenti. Ad esempio, attraverso la costituzione di una banca dati europea degli hooligans schedati. Infine, se desiderate maggiori informazioni sui campionati, le squadre che vi partecipano e le date degli incontri, ecco due siti Internet: soccernet.com/euro2000 oppure www.euro2OOO.be (dove si possono acquistare direttamente anche i biglietti per le partite). |