Da Quale Consumo del febbraio 1998


Un pallone equo e solidale

Tra pochi mesi prenderanno il via i mondiali di calcio. L'attenzione del mondo intero sarà incentrata sui campi di Francia dove le migliori squadre si contenderanno il titolo. Al centro del campo, tra i piedi miliardari di fenomeni o di giocatori semplicemente bravi l' oggetto del desiderio: un pallone di cuoio. È forse questo l'oggetto meno considerato, più sottovalutato in quel vorticoso business che saranno i mondiali. Eppure... eppure su quell' oggetto apparentemente insignificante in Pakistan, dove il calcio è forse quasi sconosciuto, lavorano migliaia di bambini, una forza lavoro infinita e sotto pagata che realizza l' 80 per cento della produzione mondiale della sfera di cuoio. Trasvolati gli oceani e commercializzato dalle grandi multinazionali, il pallone si trasforma in un vorticoso giro di interessi e di denaro.

Bambini dunque; sfruttati in un lavoro massacrante, a cucire nodi su quei palloni utilizzando l' abilità delle dita sottili. Per quante ore ogni giorno ? E per che paga ? La miseria delle famiglie costringe ad accettare le condizioni disumane perché non esistono altre risorse, spesso questa, di far lavorare l' infanzia, è l' unico modo di sopravvivere. Di fronte allo sfruttamento minorile da tempo alcune realtà come Transfair, l' organizzazione per il commercio equo e solidale, si sono mosse nel tentativo di creare un mercato alternativo, capace di concordare l' acquisto dei prodotti con contratti che superassero l'intermediazione delle multinazionali e garantissero ai produttori locali condizioni più vantaggiose tutelando nel contempo i diritti delle fasce più deboli tra le quali l'infanzia. Sul fenomeno è stata attirata l 'attenzione dell' opinione pubblica e si sono cercati partners affidabili con la stessa sensibilità e la capacità di contribuire nei fatti, a costruire un'alternativa economica seria e praticabile. Coop che, come i nostri soci ben sanno attraverso gli articoli che a questo tema abbiamo dedicato, si è già fatta promotrice di iniziative che vanno sotto la sigla di "consumo etico" (caffè e tè equosolidali) ha messo in cantiere anche sul versante dei palloni di cuoio un progetto che vuole costruire un primo accettabile, passo in avanti verso la creazione di un mercato garantito per chi li produce.

In concomitanza dei mondiali di calcio dunque ed in partnership con Transfair, Coop intende commercializzare un pallone realizzato in Pakistan che abbia tutte le caratteristiche di rispetto dei principi sanciti dall' Organizzazione Internazionale del lavoro.

In concreto la realizzazione del pallone etico prevede l' erogazione di una percentuale fissa del prezzo finale devoluta al miglioramento delle condizioni lavorative ed ambientali degli operai impiegati in fabbrica ed il divieto dell' utilizzo di manodopera infantile.

Un primo passo che non pretende ovviamente di risolvere un problema che ha dimensioni gigantesche ma che vuole sensibilizzare i consumatori perché nelle loro libere scelte si orientino verso quei prodotti che garantiscono, nella fase di produzione, il rispetto dei diritti delle persone umane. Nell' approssimarsi dei mondiali di calcio questa semplice scelta può rappresentare un contributo importante all' avvio di una soluzione positiva ai problemi di economie distanti dalla nostra che hanno bisogno però del nostro aiuto per crescere e svilupparsi.


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