Inutile
negarlo, il campionato Italiano femminile di calcio ha bisogno di molti
ritocchi per diventare competitivo a livello europeo. Uno di questi è
la necessità di vedere sul campo delle vere fuoriclasse. Una di
queste fuoriclasse è Bonny Madsen.
Bonny è nata in Nigeria il 10 Agosto del 1967, da madre Nigeriana
e padre Danese, ma si è trasferita solo un anno dopo a Copenaghen.
Nella capitale danese ha iniziato a praticare il calcio, in cortile come
tutti i piccoli campioni. Sempre come tutti i piccoli campioni, ha fatto
la gavetta in squadrette rionali, diventando una giovane e promettente
attaccante. Già, perché il suo passato calcistico è
ben diverso dal presente, ed è fatto di gol ed assist invece che
d’anticipi e tackle. Bonny nasce calcisticamente punta e non difensore.
La storia di quest’evoluzione è tutta da raccontare. Bonny ha 18
anni, gioca in serie A danese e parte in panchina all’inizio della partita.
Dopo pochi minuti il terzino sinistro s’infortuna gravemente e l’allenatore
la manda in campo a sostituire la sfortunata compagna. Il risultato è
una prestazione ottima e la conferma nel ruolo di terzino. Ora direte:
“Normale, è capitato anche a me”. Benissimo, peccato che un osservatore
della Nazionale maggiore fosse in tribuna e consigliò la convocazione
del brillante terzino. Non male, vero? Il rapporto fra Bonny e la Nazionale
non è stato sempre così roseo. Due anni dopo fu vittima di
una rivoluzione in casa danese, causata da una brutta sconfitta subita
ad opera della Svezia. Da lì in poi collezionò solo le convocazioni
nell’Under 21, che avevano il sapore di retrocessione. La carriera di Bonny
in Nazionale sembrava finita velocemente com’era iniziata, un diamante
grezzo che forse pagò una delle frettolose epurazioni a cui il mondo
sportivo ci ha tristemente abituato.
Ma
un diamante grezzo è pur sempre un diamante e Bonny trova, con la
consueta grinta e classe, il modo di risalire in vetta. Viene selezionata
dal Malmoe, squadra svedese d’ottimo livello, che ha il merito di lanciarla
come libero. Le sue prestazioni non lasciano scampo ai suoi detrattori
e la “Pantera Nera” si ritrova di nuovo in Nazionale a distanza di tre
anni e questa volta intenzionata a restarci.
Nell’Ottobre ’94 si gioca a Mantova la gara amichevole Italia-Danimarca.
Bonny attira l’attenzione dei dirigenti del Lugo Ravenna, segnando l’inizio
della sua carriera in Italia. Poi approda a Pisa, che lascia con qualche
polemica legata ai penosi comportamenti di (purtroppo) molte squadre di
serie A, che promettono mari e monti senza però mantenere nulla.
L’amaro in bocca le fa quasi decidere di migrare all’estero, ma il presidente
dell’A.C.F. Milan, Francesco Crudo, riesce a portarla a Milano. Nel capoluogo
lombardo, Bonny ritrova gli stimoli e l’agonismo per continuare a giocare
e per tentare di riportare lo scudetto a Milano, uno scudetto che manca
da troppo tempo sulle maglie rossonere.
Nel ’98, stressata dai molteplici impegni, decide di abbandonare la
maglia della Nazionale. Il campionato durante l’inverno e gli stage d’estate
l’affaticano psicologicamente, più che fisicamente. Dopo tre anni
senza un attimo di riposo, giunge alla conclusione di rifiutare le convocazioni
della Nazionale. Una brutta perdita per le danesi.
Alla
luce dei cinque campionati trascorsi in Italia, Bonny Madsen appare come
un esempio da seguire per le giovani calciatrici (a cui non nega mai un
sorriso e parole d’incoraggiamento), sia in campo sia fuori. Sempre disponibile
con chi le chiede un saluto, un autografo o, come il sottoscritto, un’intervista.
Mai presuntuosa o atteggiata a primadonna. Se non fosse per lo sguardo
sicuro si direbbe convinta d’essere lì per caso. L’eleganza e la
potenza che questa ragazza mette in ogni intervento lascerebbero a bocca
aperta il più scettico degli spettatori. La sua grinta sprona le
compagne e le rassicura: dietro non si passa. Per non parlare della precisione
dei lanci e dell’ottima mira sui calci piazzati. Talvolta, dobbiamo ammetterlo,
pecca per concentrazione, ma quando il gioco lo richiede è sempre
lì a mettere fiato e cuore su ogni pallone. Come ho già affermato
in apertura, il campionato ha bisogno di ragazze così per tentare
il salto di qualità. Il campionato ha bisogno di ragazze come Bonny
Madsen.