RITA GUARINO

In principio c’erano Betty Vignotto ed Elena Schiavo. Poi Carolina Morace. Anche il micro-universo del calcio femminile ha le sue stelle, splendenti, bellissime. Adesso che le dive di ieri hanno scelto altre strade quali ragazze ne dovranno/potranno raccogliere l’eredità ?
L’ attuale coppia d’attacco della nazionale, Panico-Guarino, sembra aver già raggiunto un grado di popolarità paragonabile a quello delle star di una volta.
Rita Guarino non ha proprio l’aria della diva, neanche quando rievoca con orgoglio i propri successi personali, i gol le presenze, se le ricorda tutte. Ma i “suoi numeri” sembrano essere per lei più una conquista personale in una gara a migliorarsi, che non una affermazione della propria bravura sulle altre.
Gioca come seconda punta, è veloce, con molta tecnica, bella da vedere. In certe partite sparisce, ma nei momenti decisivi inventa gol e assist luminosi.
Rita ha già avuto un’esperienza americana, nella squadra del Maryland Pride: 7 partite giocate e 8 gol segnati, forse la WUSA, la nuova lega professionistica americana ce la porterà via e noi proveremo questa strana sensazione di orgoglio e soddisfazione intrecciato al dispiacere di non poterla più veder giocare sui nostri campi.
- Una cosa interessante di questa tua prima esperienza americana è che è stata sostanzialemnte un’operazione pubblicitaria dello sponsor. Come è nata questa idea?
- Io sono una giocatrice internazionale e sono testimonial delle Robe di Kappa che sponsorizza anche la squadra americana del Maryland Pride. Si è pensato di unire le due cose: abbiamo fatto dei book fotografici, alcune presentazioni alla stampa e ho giocato alcune partite in America. L’operazione pubblicitaria è stata facilitata dal fatto che negli USA esaltano molto gli eventi. È stata una bella esperienza giocare in stadi con 5-6000 spettatori, avere un certo riscontro di popolarità.
- Dal punto di vista strettamente calcistico invece che sensazioni hai avuto?
- Negli USA hanno un modo di giocare diverso dal nostro. Più che calciatrici sono atlete, nel vero senso della parola. Ma anche dal punto di visto tecnico sono abbastanza brave, fin da piccole le ragazze sono educate allo sport e si può scegliere di praticare il calcio fina dalla prima superiore. Ci sono strutture e mezzi per poter crescere e imparare. Ho trovato invece piuttosto scadente l’aspetto tattico.
- Questo ci sorprende…
- Sì, forse siamo abituati a vedere giocare la nazionale USA, ma i club sono tutta un’altra cosa: giocano “con la palla lunga”, puntano principalmente sul piano fisico, magari lasciano completamente scoperte alcune zone del campo. Almeno così facevano le squadre che ho visto io.
- Tutto sommato non è che in Italia il livello del gioco sia molto più elevato…e a proposito di Italia, la tua Torres ha attraversato ad un certo punto un periodo di crisi…Abbiamo saputo che hai pronunciato una frase come “meno male che la Torres ha perso così qualcuno volerà un po’ più basso”.
- Non so se ho mai detto qualcosa del genere, probabilmente è stata male interpretata qualche mia considerazione. Il problema era che prima di incontrare il Foroni avevamo giocato contro avversarie facili. Io stessa ho giocato piuttosto male le prime partite anche perché non riesco a trovare gli stimoli contro squadre di bassa classifica. Bisognerebbe impegnarsi sempre al massimo ma è davvero molto difficile.
- Diciamo anche che qualche anno fa hai segnato 8 reti nella stessa partita ma né tu né qualcuno nel tuo ambiente ha fatto “baccano” su questo.
- Si trattò di un episodio, le nostre avversarie non erano neanche in 11, non era davvero il caso di fare tanto clamore. Io non mi diverto neanche a segnare tanti gol, preferisco giocare partite contro avversarie forti, in occasioni dove bisogna trovare sempre qualcosa in più, giocare al massimo.
- Parliamo anche della nazionale: hai conosciuto molti CT, da Guenza fino a Carolina…
- Guenza è colui che mi ha fatto esordire in nazionale, a lui devo molto dal punto di vista tecnico. Mi fece entrare in campo per la prima volta durante i mondiali del 1991 in Cina e segnai subito. Da allora diventai per lui una specie di “talismano”, è un tipo molto scaramantico…
Anche di Sergio Vatta ho un bel ricordo, seppure sia rimasto molto poco con noi. Attualmente Carolina sta facendo un ottimo lavoro.
- Non trovi strano che quando Carolina giocava, le colleghe ne parlavano spesso male e adesso è stata praticamente nominata CT della nazionale a furor di popolo?
- No, non credo che ne parlassero tanto male quando giocava (credici, Rita ! ndr), forse il suo carattere aggressivo, la sua sicurezza, potevano intimorire qualcuno. Ma sono proprio queste sue caratteristiche che l’hanno resa grande. Come tecnico sta dimostrando grande professionalità.
- Fra gli allenatori delle squadre di club nelle quali hai giocato invece quale nome ti viene subito in mente?
- L’allenatore della Reggiana 92/93, con la quale vinsi scudetto e Coppa Italia, Domenico Cannatello. Mi ha insegnato molto, lui era “fissatissimo” con la tattica, prediligeva il gioco a zona. Aveva anche a disposizione una rosa di giocatrici “professionali” con molte nazionali.
- La bufera che sta attraversando la Divisione Calcio Femminile in queste settimane, può disturbare in qualche modo voi calciatrici, in particolare voi della nazionale?
- Questa situazione confusa sicuramente dispiace, anche perché così, aggiungendo ulteriori problemi ai problemi che già ci sono,  il calcio femminile non va davvero avanti. D’altra parte sto vivendo questo aspetto piuttosto marginalmente, confesso che non sono neanche molto aggiornata.
- Diciamo qualcosa anche sulla vita privata: la tua famiglia come accolse questa passione per il pallone?
- Mia madre non molto bene, mio padre invece mi ha accompagnato nella mia prima squadra, la Juventus, anche perché il calcio l’ho sempre avuto nel sangue. A 8-9 anni praticavo il pattinaggio artistico a rotelle, con tanto di tutù, ma giocavo anche a pallone nel cortile, con gli amichetti. Ho continuato a giocare nel cortile finchè mio padre non mi portò nella Juventus.
Dopo un po’ di tempo anche mia madre ha accettato la mia scelta e adesso mi segue sempre con passione.
- Sei studentessa di psicologia, magari questo ti ha anche aiutato a convivere con molte colleghe e con molti personaggi che bazzicano nell’ambiente…
- La cosa più importante è conoscere noi stessi, effettivamente studiare psicologia ti aiuta in molte situazioni. Spero di trovare il tempo di dare al più presto questi ultimi quattro esami, poi mi specializzerò in psicologia dello sport.
-…e l’America?
- La WUSA dovrebbe scegliere presto altre 8 calciatrici straniere, ho ancora qualche speranza di poter partecipare, spero di farcela.
 

RITA GUARINO: LA CARRIERA

Nata a Torino il 31/1/1971
66 presenze e 19 gol in nazionale. Esordio a Jangmen (Cina) il 24 novembre 1991, Norvegia-Italia 3-2 dts, campionati mondiali. Ha vinto due scudetti (con la Reggiana 92/93 e con la Torres 99/2000) e due Coppe Italia (con la Reggiana e con la Torres nelle stesse stagioni.
stagione squadra   campionato presenze reti
1985/86 Juventus     Serie C
1986/87 Torino       Serie A    4      1
1987/88 Juventus     Serie C
1988/89 Juventus     Serie C
1989/90 Juventus     Serie B
1990/91 Juventus     Serie B
1991/92 Juventus     Serie A   29      12
1992/93 Reggiana Z.  Serie A   29      15
1993/94 Fiammamonza  Serie A   29      19
1994/95 Torres FoS   Serie A   25      19
1995/96 Fiammamonza  Serie A   25      12
1996/97 Cascine Vica Serie A   29       7
1997/98 Cascine Vica Serie A   27      20
1998/99 Torres FoS   Serie A   24      40
1999/00 Torres FoS   Serie A   24      32
2000 Maryland Pride  USA       7       8
2000/01 Torres Fos   Serie A   14      17  aggiornata al 20 gennaio
           totale    Serie A   259     194