Come ha cominciato col calcio femminile e perché questa scelta?
Quando stavo alla Lazio maschile l’addetto all’amministrazione ed il
medico sociale mi chiesero di dare una mano alla Lazio femminile. In virtù
dell’amicizia che avevo con loro e avendo il vantaggio che lavoravo di
notte, avevo un po’ più di tempo e li ho dato una mano. Mi sono
trovato coinvolto per amicizia, non per convinzione. Tutto sommato mi sono
appassionato e mi sono avvicinato a questo calcio.
Per quanti anni e’ stato CT della nazionale femminile?
Sono stato un paio di anni dal 1979 al 1981. La federazione femminile
non era affiliata alla FIGC, era autonoma. Mi chiesero se potevo
collaborare con loro in virtù che tenevo la Lazio femminile. Li`
avevo dato una mano pure a loro un paio di anni. Poi dal 1989 fino a pochi
giorni fa. Sono circa 8 anni che sono stato CT della nazionale.
Sergio Vatta ha un illustre passato da allenatore nel mondo maschile
pero’ conosce poco la realtà femminile. Secondo Lei, quali
saranno le maggiori difficoltà’ che avrà come CT?
Appunto, conoscere questo calcio che e’ tutto particolare. Comunque
il personaggio e’ uno che di calcio ne sa. Speriamo per lui che si
ambienti presto, che si ambienti ad un tipo di calcio che non e’ quello
maschile. Purtroppo bisogna conoscerlo e ci vorrà un po’ di tempo.
Non so se farà in tempo ad andare in finale ai campionati del mondo
e alle Olimpiadi. Io glielo auguro perché tutto sommato e stato
molto intelligente perché non e’ che ha stravolto il mio gruppo
ma bensì sta andando avanti con il gruppo che gli ho lasciato io.
Un suo parere degli CT stranieri e degli allenatori in Italia. Sono
all’altezza di allenare il calcio femminile?
Di bravi allenatori in Italia ce ne sono pochi, quasi niente. Io ero
il più bravo perché gli altri erano scarsi (risata)! Molti
sono
allenatori da bar. E’ colpa delle società che non mettono
persone all’altezza di poter allenare. Magari spendono 30 o 40 milioni
per il rimborso spese ad una giocatrice invece per l’allenatore vanno a
prendere uno che costa niente o gli danno 500 o 600 mila lire di rimborso
spese al mese. Qui avviene quello che ho detto. Chi si avvicina al calcio
femminile? Tutti quelli incompetenti perché in Italia sono tutti
allenatori di calcio. Non ce lo dimentichiamo. Pochi sono quelli bravi.
Per quanto riguarda invece i CT stranieri debbo dire che ne ho trovati
tutti all’altezza. Tutti quelli che ho incontrato sono tutti bravi, specialmente
quelli del nord Europa, quello della Germania, una donna, che aveva fatto
per anni da secondo al CT tedesco.
Anche quello della Norvegia. A livello tattico sono tutti bravi e preparatissimi.
Negli ultimi anni c’e’ stato un progresso nel calcio femminile italiano?
E quello mondiale?
Mondiale decisamente si’, quello italiano si’ a livello tattico e di
preparazione fisica pero’ non sono nate più’ fuoriclasse che avevamo
qualche anno fa. Qualche anno fa nascevano per fortuna mia e di chi
ha tenuto la nazionale. Ogni tanto uscivano fuori delle individualità’
per virtù dello Spirito Santo, ma non perché c’e’
un grosso movimento femminile alle spalle. Nascevano cosi’, ragazze
innamorate del gioco magari perché avevano fratelli che giocavano
e si avvicinavano al calcio. Non perché ci sia un grosso movimento
di calcio giovanile. In questo momento mancano i fuoriclasse.
L’addio di Carolina Morace alla nazionale. Peserà molto
sui futuri piani della squadra e chi prenderà un giorno il suo posto?
Dico la verità, al momento non vedo all’orizzonte una Carolina
Morace del calcio femminile italiano. Lei e’ stata emblematica, e’ stata
una ragazza che ci ha portato a grossi livelli. Forse con gli anni uscirà
fuori un’altra Carolina Morace. Attualmente non ne vedo. Non la Carta.
Forse la Tesse ma già non e’ la Morace perché’ copre un altro
ruolo. La Tesse gioca in difesa. E’ bravissima. A livello giovanile, 20-21
anni credo, e’ quella che ha più possibilità di emergere.
Pero’ diciamo un’altra Carolina Morace con la sua personalità, la
sua forza interiore, la sua tecnica, il suo tutto insomma, non vedo
nessuno al momento.
Che cosa pensa del livello tecnico ed atletico delle giocatrici italiane?
Quando ci siamo incontrati la prima volta mi aveva detto che gli allenatori
italiani fanno fare troppe ripetute e poca tecnica. Secondo lei, e’ sbagliato?
Io la vedo cosi’, specialmente in età giovanile, essenzialmente
prima bisogna curare i fondamentali perché si fa sempre in tempo
dopo a prepararsi a livello tattico. Atleticamente pure bisogna prepararli
perché si sa che questo e’ un gioco fatto di corsa per cui devi
essere preparato anche fisicamente. Magari sei bravo a calciare il pallone
e nei fondamentali ma nel calcio moderno si sa che uno deve avere anche
una buona preparazione fisica. E poi quello che conta per me in primis
e’ la testa. Ti devi avvicinare allo sport che ti piace e ci devi mettere
anima e corpo se no non riuscirai mai. Questo vale per sia gli uomini che
per le donne.
Che ne pensa della nuova presidentessa del settore femminile?
E del suo predecessore?
Del presidente non faccio commenti, mi dispiace. Per quanto riguarda
il suo predecessore la signora Sbardella, in primis le devo molto.
Da un punto di vista di CT, quali sono secondo Lei i più grandi
problemi che il calcio femminile affronta in Italia? La stampa, la mancanza
di strutture, la mancanza di fondi, il maschilismo?
Tutto, tutto quello che ha detto (risata)! Impianti, maschilismo,
fondi, stampa, tutto!
E’ stato già diverse volte in America e ha avuto modo di vedere
la realtà del calcio femminile da vicino. C’e’ qualche cosa di fondamentale
che manca nella giocatrice italiana?
Ho notato questo, a parte le strutture che hanno in America che sono
superiori alle nostre, la giocatrice americana prima e’ atleta e poi e
giocatrice di calcio. Invece qui prima e’ giocatrice di calcio poi
forse diventa atleta. Forse!
Corsi per il calcio femminile. Si dovrebbero fare o bastano quelli
che già esistono per il settore maschile?
Per me e’ la stessa cosa. Il calcio e’ la stessa cosa. E’ sbagliato
quello che dice Il calcio FEMMINILE!, come per dire che sia un altro
tipo di calcio. Il calcio e’ al maschile come al femminile. I gesti tecnici
sono identici. Non cambia niente.
Parliamo del girone dell’Italia per il Mondiale del 1999 e delle
Olimpiadi. Come lo vede? L’Italia ha delle buone possibilità di
farcela?
Si’, ce l’ha indubbiamente. L’ultima partita che ho avuto il piacere
di guidare la nazionale italiana e’ stata contro la Francia che ha fatto
dei grossi progressi. Il calcio femminile a livello sia mondiale che europeo
l’ho visto molto migliorato. Il livello e’
cresciuto enormemente. Devi oggi soffrire con tutte le squadre. La
Francia e’ la squadra più difficile nel girone dell’Italia, ma non
sottovalutiamo le finlandesi.
Ha fatto dei grandi progressi con l’Italia (secondo posto agli Europei
1997). Che cosa ha fatto per arrivare a questo prestigioso traguardo e
pensa che il limite e’ stato ora raggiunto o si potrà senz’altro
andare oltre?
Io ho paura di no, per lo meno devono passare un paio di anni. Questo
e’ stato un caso eccezionale per me perché abbiamo indovinato un
paio di partite. Abbiamo indovinato la partita contro la Norvegia
e contro la Germania, la prima contro la Germania perché siamo riusciti
a pareggiare in dieci mentre la stavamo perdendo. Quello ci aveva dato
un enorme stimolo iniziale e poi abbiamo purtroppo perso contro una squadra
che indubbiamente era superiore alla nostra, la Germania. A differenza
della Norvegia, oltre ad essere forte fisicamente, la Germania ha giocatrici
che hanno inventiva. Sanno cambiare la squadra. Inventano delle giocate
che ti fanno vincere le partite.
Vede qualche giocatrice italiana all’estero?
Si’, indubbiamente. Vedo la Tesse in America per esempio. Per il resto,
poche. A noi ci mancano i centrocampisti e anche difensori centrali. L’unica
e’ la Tesse che fa la differenza.
Qualcuno ha criticato che la nazionale non tira abbastanza in porta.
Come mai?
Dipende chi hai davanti! Una volta nel calcio maschile per esempio
c’erano grandi centrocampisti che tiravano da lontano, ma ora non ci sono
più.
Attualmente, l’americana Mia Hamm e’ considerata la più forte
giocatrice al mondo. E’ d’accordo? Ci sono altre che Lei ritiene siano
più forti della Hamm?
La tedesca Bettina Wiegmann e’ molto forte. Per me e’ al livello della
Hamm. Ho sempre detto che la Hamm e’ un Bruno Conti al femminile!
Quanta politica c’e’ nel calcio femminile italiano?
Devo dire la verità’ che non ce ne tanta. Non ce ne mai
stata.
Quali sono i piani per il futuro? C’e’ la possibilità che
Lei torni come CT vedendo che conosce cosi’ bene l’ambiente?
No, non credo perché la Federazione ha fatto una scelta ed e’
giusto che la scelta fatta gli dia tempo al signor Vatta di conoscere questo
calcio.
Sente la mancanza delle ragazze?
Sento la mancanza del campo. Non so se tornerò al calcio
femminile oppure al maschile anche perché ho 65 anni e non sono
più un bambino. Penso ancora di poter insegnare il calcio e a me
questo mi fa molto piacere e mi aiuta a vivere.
Un’ultima domanda. Un parere su Sergio Guenza come allenatore?
Pregi e difetti, indubbiamente (risata)! Forse non ho avuto la presunzione
di essere un grande. Pero’ forse se ci avessi creduto... In Italia bisogna
sapere chiacchierare nel calcio e forse questo e’ stato un mio grosso
difetto. Penso che tecnicamente ho insegnato sia a tanti uomini che a donne
il calcio. Non e’ presunzione da parte mia, e’ stato detto dagli altri.
Nella foto: S.Guenza (a sin.) con M.Rimati - Mario
Rimati ha vissuto 30 anni in Nord America dove ha cominciato ad allenare
il calcio femminile nel 1985. A Roma ha allenato due squadre femminili
della Serie C: la Lazio ed il Torre Maura. Da due stagioni allena i portieri
della Roma Serie B femminile. Collabora inoltre per due riviste di calcio
femminile negli USA ed e’ un amico della famiglia di Mia Hamm della nazionale
americana. Ha lavorato ai seguenti mondiali: 1987 (Under-16), Italia 1990
e USA 1994. E’ socio della Associazione Italiana Allenatori Calcio.
E’ laureato in letteratura ispano-americana e francese. Ha recentemente
intrapreso un Master in sociologia e management dello sport. Attualmente
e’ docente d’inglese a Roma.
Per commenti scrivete a: Mario Rimati