Intervista con Jill Rutten

di Mario Rimati

Jill RuttenNascita: Washington DC, 2 settembre 1968.
Universita`: North Carolina State University
Clubs: Modena, SC Klinge-Seckach (Germania), Umea IK (Svezia), Torino, Umea IK, Fujita Mercury Tendai (Giappone)
Vittorie: Scudetto con il Modena 97-98, Supercoppa 97 con il Modena

Raccontaci un poco del tuo passato. Sei cresciuta calcisticamente negli USA, vero?
Sono cresciuta giocando a calcio nel cortile con i miei tre fratelli e poi in una squadra di ragazzi con mio fratello Bob. Quindi mio padre ha preso in mano una squadra maschile della mia età ed ho giocato con loro fino a 13 anni, prima di passare al calcio femminile. Non c’erano squadre femminili organizzate in quegli anni, ma non mi importava. Poi mi sono laureata all’Università di North Carolina, dove ho giocato per 4 anni.

E poi dove hai giocato?
Dopo il diploma al college ho passato un anno per recuperare da problemi alla schiena, prima di venire a giocare in Europa. Stavo cercando una squadra in Germania quando ricevetti una telefonata da Gretchen Gegg, il portiere della squadra americana, che giocava in Giappone. Decisi di andare in Giappone per ritrovare la forma migliore, perché passare subito ad una lega competitiva come quella tedesca dopo essere stata fuori per un po’ poteva danneggiare la mia reputazione. Ho giocato in Giappone dal 92 al 94, prima di andare all’Umea IK in Svezia nella stagione 94-95. Dopo di che ho lasciato la Svezia per l’Italia per giocare prima nel Torino nella stagione 95-96, e poi nel Modena dove ho scoperto che non potevo giocare perché non avevo firmato il contratto in tempo utile. Sono allora andata per meta` stagione in Germania con lo SC Klinge-Seckach nel 96-97. Quindi sono tornata al Modena per vincere lo scudetto 97-98.

Tu hai giocato per il Modena campione d’Italia. Come sei finita lì?
Alla fine della stagione in Svezia, ho cominciato a cercare una squadra in Italia e mi sono messa in contatto con il Modena che era appena stato promosso in serie A ed aveva uno sponsor in grado di attrarre le giocatrici. Eravamo appena agli inizi della stagione, ma molte squadre avevano già sotto contratto una giocatrice straniera, così la mia scelta era limitata. Sono volata qui per cominciare con la stagione 96/97, invece non ho firmato il contratto in tempo, per cui avrei dovuto perdere l’anno. Non ci potevo neppure pensare, così decisi di andare in Germania per aiutare una squadra ad entrare nella Bundesliga, e quindi sono rientrata al Modena.
Jill RuttenNon sembri felicissima di giocare e vivere in Italia. Cosa manca in confronto con gli USA, l’organizzazione, i metodi di allenamento, la mentalità?
Siamo stanche di lavorare professionalmente in ogni circostanza ed essere ancora trattate come dilettanti. Finché la federazione non cambia le regole in modo da proteggere di più le calciatrici e da obbligare le squadre ad aggiornare i propri tecnici oppure ad assumerne di competenti, questa lega continuerà a non svilupparsi. La causa prima di tutti i problemi è comunque la mancanza di fondi. Se ci fosse una migliore promozione, anche per la nazionale, si potrebbe catturare più interesse nel pubblico, come ho visto avvenire in Svezia. La nostra squadra era presente alla radio, in TV, sui giornali, abbiamo persino registrato un disco con un professionista del settore, e chiuso la stagione con un pubblico record in una piccola città nel Nord della Svezia! Se la federazione prendesse sul serio il calcio femminile, con persone entusiaste disposte a farlo crescere senza badare al proprio tornaconto, allora forse il calcio femminile avrebbe delle possibilità. Quella italiana è la sola lega in cui ho notato un calo di interesse negli ultimi anni, invece di una crescita legata alla maggiore sensibilità sui diritti delle donne. Le cose qui vanno più lentamente. La mentalità americana just do it qui non esiste e ciò può essere molto frustrante per chi vuole lavorare, anche su base volontaria. Direi che questo aspetto del problema è del tutto ignorato.

Tu hai giocato a fianco della leggenda in persona, Carolina Morace, così come con nazionali quali Tesse, D’Astolfo e Panico. Andavi d’accordo con loro e c’è da parte loro curiosità sul calcio negli USA?
È sempre un piacere giocare con forti calciatrici perché ti consente di giocare al meglio e rende il calcio bello e facile, e specialmente quando si gioca tra gente che parla lingue differenti, occorre esprimersi con il passaggio ed il movimento. Forse a causa della mentalità italiana, qui il gioco è molto diverso rispetto agli USA. Negli USA ci insegnano il gioco di squadra e come aiutarci e motivarci l’un l’altra in modo positivo. Qui è l’opposto. C’è molta tensione sul campo, anche quando si è 10-0. Le ragazze urlano fra di loro costantemente. Non capisco come si possano concentrare sul gioco. Ogni cultura ha i suoi modi di esprimersi e se così facendo si gioca meglio, allora va bene così. Negli USA quando si soffre un poco cerchiamo di aiutarci fra di noi, cercando di non far vedere all’avversario che siamo in difficoltà. Sì, le ragazze sono curiose del calcio americano, ma non tanto di come ci alleniamo, e ciò mi sorprende un poco perché gli USA sono la nazionale più forte del mondo.

Tu hai anche giocato contro avversari di alto livello. Quali sono stati i più forti finora?
E` difficile ricordarli tutti, ma devo dire che il campionato svedese è molto impegnativo. E` molto fisico, talvolta si avvicina al wrestling, e dovevo usare tutta la mia energia per tenermi le braccia libere. Il torneo era a sole 12 squadre, il che rendeva ogni incontro molto competitivo. Credo che la Bundesliga sia persino meglio, perché anche loro hanno ridotto il numero di squadre da 20 a 12. E’ comodo avere un incontro facile ogni tanto, ma io preferisco giocare sempre match impegnativi. Le tedesche sono molto dotate sul piano tecnico, ed è la cosa di loro che preferisco. Il Giappone è stata una esperienza interessante ma in altri sensi, poiché non c’erano grandi giocatrici, ma dovevo abituarmi a pensare diversamente. Giocavo in ruoli differenti a seconda dell’incontro, praticamente come un jolly, poiché la mia squadra era molto giovane. In Italia invece si fa molta tattica, forse troppa per i miei gusti

Pensi che l’Italia riuscirà mai a raggiungere i livelli delle grandi nazionali del calcio femminile, USA, Germania, Cina, Norvegia, Svezia?
Se la federazione continua a comportarsi come oggi, penso proprio di no. Ho visto che c’è un nuovo coach (purtroppo già vecchio … ndr) che ha molta esperienza e le ragazze sono contente di lui, ma questa è solo una mossa nella direzione giusta. Ora devono sviluppare di più i programmi per le squadre giovanili, in modo da creare una base solida di praticanti. Si può già vedere che c’è un grosso divario tra alcune ragazze della nazionale ed il resto della squadra. E poi le nazioni più forti sono quelle in cui in generale i diritti delle donne sono più considerati.

Come giudichi i metodi di allenamento italiani rispetto a quelli degli altri paesi in cui hai giocato? Gli allenatori italiani sono all’altezza?
E’ da poco che ci sono allenatori competenti nel calcio femminile. Credo che l’Italia su questo sia ancora indietro. C’è ancora molto da fare in termini di considerazione e mancanza di fondi e benefit per coloro che vogliono allenare le ragazze. In Italia, siccome il calcio maschile è lo sport più importante, si crede che coloro che non sono abbastanza bravi per allenare gli uomini, possono comunque allenare le donne. Il fatto poi che non ci siano soldi non permette di smentire questo modo di pensare. Non ci sono poi tentativi da parte della federazione di educare gli allenatori. L’idea comune resta quella che le donne non possono giocare a calcio, così molti allenatori non ci provano neppure. Dalla mia esperienza, ho visto che gli allenatori italiani mettono molta enfasi sulla preparazione fisica, invece di combinare questa con il lavoro sulla palla, in modo da rendere l’allenamento meno ripetitivo. Svedesi e tedeschi hanno programmi di allenamento che combinano la preparazione fisica con l’affinamento della tecnica di base e con lo studio delle tattiche di squadra. Qui l’allenamento alla lunga perde di intensità. Va poi anche detto che in Europa la stagione è molto più lunga che non in un college, e quindi essere sempre al top può essere stancante. In Giappone si fanno invece allenamenti lunghi e ripetitivi a livello giovanile, in modo da ottenere giocatori molto disciplinati.

Quale è la tua impressione sul modo in cui gli italiani trattano le donne, ed in particolare le atlete?
Beh, il mio fidanzato e` italiano, e mi tratta molto bene! (e` l'ex-campione d'Europa dei 3000 siepi Alessandro Lambruschini, ndr). Parlando di atlete, forse per l'Italia e` una novita` che una donna si diverta a fare sport, ed in particolare il calcio, perche` il calcio per voi e` sport da uomini (non come la pallavolo, il tennis od il nuoto). Lo sport scolastico non e` poi molto sviluppato, cosi` le ragazze non hanno modo di scopriere le loro attitudini sportive, a meno che non abbiano un grande talento. In generale, la reazione tipica maschile dipende molto dall'educazione. Le persone gia` coinvolte in attivita` sportive sono in grado di capire che anche le donne giocano ad un buon livello, e vedermi quindi in modo piu` professionale. Altri possono scherzarci sopra, chidendomi se scopo il campo prima di giocare. Essi non ritengono possibile che io possa giocare al calcio perche` sono troppo femminile. Penso comunque che con una maggiore educazione sportiva del pubblico, crescera` la capacita` di apprezzare anche il calcio femminile.
Il Modena 1997/98Le tue precedenti compagne Tesse e Panico in passato si sono rifiutate di giocare per problemi economici. Cosa ne pensi?
Non c'e` nulla di nuovo. E` il solito proiblema tar giocatori e societa`. Finche` i contratti non saranno rispettati, il probelma continuera` ad esistere. Molte atlete si fermano a meta` stagione perche` le societa` non pagano gli stipendi o perche` lo sponsor se ne e` andato. Molte societa`, vedendo che la stagione non va bene come previsto, trovano il modo di risparmiare non pagando gli stipendi. Siccome le giocatrici sono considertae dilettanti, non hanno alcun diritto cointrattuale. Spero che gia` quest'anno cambi qualcosa, siccome molte calciatrici hanno firmato una petizione alla DCF per ottenere la modifica dei regolamenti.

Se fossi il presidente di una squadra femminile italiana, cosa faresti?
Prima di tutto sarei onesta con le mie giocatrici. Se il budget e` scarso, non prometterei cose che non posso mantenere. Il grosso problema e` trovare gli sponsor. Si puo` provare a fare pubblicita`. Il mio club a Umea faceva ad esempio un sacco di pubblicita` sulle radio e televisioni locali, ed i nostri incontri erano sempre seguiti dai giornali locali. Credo sia fondamentale creare un legame tra squadra e pubblico, cercando di non avere sempre giocatrici che vanno e  vengono per una sola stagione. In Italia e` difficile restare nella stessa squadra per piu` di un anno, a causa della scarsita` di fondi e per la disonesta` di alcuni managers. Un altro problema e` poi la mancanza di organizzazione ai vertici.

Tu che hai vissuto a lungo in Italia, con un campionato che vede campioni Ronaldo, Baggio e Batistuta, tanto per dirne alcuni, sei mai andata a vedere incontri maschili?
E` una delle principali ragioni che mi fanno amare l'Italia. Non c'e` niente come andare allo stadio per vedre il grande calcio. La folla e` incredibile, le bandiere, le tifoserie, i derby e tutto il resto. E pensare poi di vedere quanto c'e` di meglio al mondo! Seguo anche con attenzione il calciomercato per vedere i campioni che arrivano. Cerco di evitare le zone con tifosi troppo scalmanati, non voglio avere incidenti stupidi. Preferisco seguire il gioco e studiare le tattiche utilizzate dalle squadre.

Che ne dici dei prossimi Mondiali in USA? Chi vincera`?
Devo dire gli USA. L'unico nostro difetto e` la mancanza di una forte lega femminile alla spalle, per consentire alle ragazze di continuare a giocare dopo il college. Nei college giochiamo dall'eta` di  17 a 22 anni, ma ai mondiali giocheremo con gente che magari gioca da 17 anni! Io trovo molto stimolante giocare contro gente di esperienza, perche` e` sempre piu` difficle vincere. Quando si raggiunge un livello elevato coem quello dei Mondiali, incontra solo giocatori di talento. Se gli USA avessero una sera organizzazione femminile, sarebbero imbattibili, perche` il serbatoio di talenti  dei college supera quello di qualsiasi nazione europea. Le favorite dovrebbero essere le solite quattro, USA, Cina, Norvegia e Svezia, anche se la Germania e` in grande crescita, dopo l'addio di alcune veterane. Non mi sorprenderei poi di vedere in alto tra pochi anni il Giappone, grazie al supporto della loro lega professionaistica.

Sei rimasta in contatto con altre calciatrici begli USA?
Sono in contatto con molte giocatrici, anche perché la bellezza di questo sport sono le amicizie che si vengono a creare. Molti dei miei amici stanno insegnando alle università, cosi` sono sempre aggiornata su quelle che sono forti e su quelle che non lo sono piu`. Resto in contatto per sapere della possibilità di una lega professionistica, poiché ho sacrificato abbastanza anni all'estero e sarebbe bello tornare a giocare dalle mie parti ed avere la mia famiglia tra il pubblico. Ricevo molte lettere ed email dai giocatori che ora sono coach alle università, e che hanno giocatori che stanno per laurearsi e vorrebbero giocare all'estero. Provo ad aiutarli per quanto mi e` possibile, poiché sono felice di aiutare coloro che amano il calcio come me. Purtroppo non c'e` ancora la possibilita` di guadagnare bene, magari in futuro quando il calcio femminile sara` a livello professionistico, potro` diventare un agente poiché ho già avuto abbastanza esperienza nel settore.

Se una calciatrice straniera ti dicesse che viene in Italia, che consiglio le daresti?
Ad una esordiente, suggerirei sempre di cominciare in un ambiente piu` tranquillo, come in Svezia od in Germania. Gli italiani hanno una personalita` molto complessa, e ci vuole un po` di tempo per entrare nella mentalita` giusta. In tutte le nazioni dove ho giocato, incluso il Giappone, non ho mai avuto bisogno di un agente per negoziare un contratto, finche` non sono venuta in Italia. Non ci si puo` fidare di nessuno e bisogna assicurarsi che sia tutto messo per iscritto, e talvolta non basta neppure questo. Ho trovato che l'essere una donna rende piu` difficile essere prese sul serio. Se invece una vuole fare solo un po` di esperienza e non giocare a livello troppo competitivo, allora puo` essere interessante venire in Italia. E` possibile trovare un lavoro part-time, e chiedere al club solo un supporto di tipo logistico, cosi` tutti sono contenti. Anche se la lega non e` di grandissimo livello, le prime 7-8 squadre sono assai competitive, e ridurre la lega a 12 come in Germania sarebbe una ottima idea. Ci sono ancora molte carenze organizzative, ma spero che le cose cambino presto. La gente in generale e` molto gentile, anche se ci sono grandi differenze tra le varie regioni, anche per la lingua ed il cibo. Per complicare le cose poi, quasi nessuno parla inglese. All'inizio e` un po` dura, ma l'italiano e` bello e vale la pena impararlo.

Che progetti hai per il futuro?
La mia vita e` una continua sorpresa anche per me. Adesso ho deciso di tornare in Italia, anche se non ho ancora una squadra. La maggior parte delle nazioni europee ha gia` iniziato, e quindi dovrei aspettare la seconda parte della stagione, dopo la pausa invernale. Non ho in programma di tornare in Giappone, almeno per ora, ma in futuro penso di ritornarci, perche` e` stata forse l'esperienza piu` interessante tra quelle che ho fatto. Se riusciro` ad entrare in nazionale (gia` fatto, ndr), lascero` perdere tutto per concentrarmi sui mondiali, ovviamente tranne il mio fidanzato italiano! Anche lui e` andato alle Olimpiadi, cosi` e` riuscito a convincermi a ritornare in piena forma. Certo che dopo tanti anni di allenamento professionale, essere considerata una dilettante e` un po` frustrante. Vorrei comunque giocare ancora per qualche anno e poi passare ad allenare, il che e` una cosa che mi piace molto fare. Se ci sara` poi la possibilita` di giocare in una lega americana professionistica, sono comunque pronta a giocare fino a 40 anni pur di non perdere questa opportunita`!