Succede che un giorno riesci a conoscere di persona qualcuno di cui
hai sentito parlare per anni. Persone come Patrizia Sberti, nata a Pisa
nel 1969 e in campo fin dal 1984, prima con le squadre locali (una fugace
apparizione nel Pisanova, oggi Pisa, poi nell' Ulivetese per due stagioni)
per poi arrivare in serie A già nel 1986, col Prato Wonder. Da allora
Patrizia non ha più lasciato nè la serie A, nè la
Toscana, passando per Carrara, Firenze, Agliana fino a tornare nella sua
Pisa, dove lavora come giornalista.
Nel suo curriculum ci sono 17 presenze in nazionale e uno scudetto
vinto con l' Agliana.
Il dopo-partita del derby fra Pisa e Agliana, vinto dalle amiche
pistoiesi per 2-1, non sembra il momento ideale per un' intervista ma ci
provo.
- Patrizia ? mi concedi un' intervista ?
Lei, con occhiali da sole da star del cinema (malgrado siano le
sette di sera), sembra seccata
- Ma proprio dopo una sconfitta ?
- Dai, non parliamo della partita, facciamo qualche discorso in
generale.....
- Vabbè.....
Si toglie gli occhiali, prende in braccio un cuginetto e sorride:
sembra quasi un' altra persona. Forse voleva farmi uno scherzo.
- Cominciamo da Usa 99, ovvero dal momento in cui sono cominciati
i tormenti di questa stagione. Quali sono i tuoi ricordi di questa esperienza
? quali sono stati i momenti belli e quali quelli brutti ?
- Penso che bisognerebbe cercare di imparare da tutte le esperienze
che viviamo: noi siamo state due settimane negli Stati Uniti e abbiamo
vista una realtà, quella del calcio femminile americano, molto importante.
Mi dispiace solamente che ancora oggi non si faccia niente, non dico per
imitare perchè le basi sono diverse, ma almeno per cercare di tenere
presente quelle direttrici essenziali in modo da garantire alle "nuove
leve" un progetto a lungo termine.
- Invece c'è stata una sorta di distacco fra calciatrici
e dirigenti che ha portato poi alle lettere, al caso D'Astolfo e a tutti
quei disagi che stiamo vivendo ancora in queste settimane...tutti problemi
che si sono aggiunti a quelli che già c'erano prima.
- Questo purtroppo fa parte delle caratteristiche di questo movimento.
Il discorso andrebbe spezzettato. Noi abbiamo fatto vedere tutti i nostri
limiti ai mondiali. Secondo me, se ci fosse più attenzione, vera
attenzione, intorno a questo movimento, allora lo spettatore esterno potrebbe
farsi un' idea più ampia, anche a livello cittadino, di campionato.
Il problema è che non c'è critica e allora c'è anche
troppo pressapochismo. Cresce e migliora solo chi ha dentro di sè
la voglia di imparare, anche se è già bravo. Chi si accontenta
rimane lì, vivacchia e in questo contesto può vivacchiare
bene: è un grosso limite.
- Te hai giocato in molte squadre ma sei sempre rimasta in Toscana...
- Una scelta ben precisa.
- Appunto, parliamo di questa tua scelta che è un buon esempio
per molte ragazze che vanno a cercare avventure chissà dove e poi
ne rimangono scottate....
- Io ho sempre privilegiato l' aspetto strettamente sportivo, nel senso
che la passione per questo sport è sempre venuta prima di tutto.
Implicava sacrifici, rinunce, però nel momento della partita c'è
sempre stato il coronamento di questi sacrifici. Può andare più
o meno bene ma sai sempre di aver dato il massimo. Senza false modestie
posso dire di aver avuto tantissime offerte, dalla Sardegna puntualmente
ogni anno, da Torino, da Monza, da tutte le principali società del
panorama italiano di questi ultimi anni. Io ho scelto di rimanere in Toscana
anche perchè c'erano comunque squadre competitive in cui potevo
crescere e imparare e poi perchè così ho potuto privilegiare
altri interessi della mia vita privata. In una situazione professionale
dal punto di vista dell' impegno ma dilettantistica nella sua massima espressione
si devono fare delle scelte. Se si potesse arrivare al professionismo....
anche se ormai la cosa mi riguarda marginalmente, ma qui il discorso diventa
troppo vasto, bisognerebbe lavorare sulle scuole calcio, coinvolgere le
società maschili, formare i dirigenti.......
- La classe dirigente è forse l' elemento più debole
del calcio femminile italiano attuale....
- Sì, anche questo....io penso che i dirigenti, come i tecnici,
dovrebbero avere due o tre interlocutori al massimo, sceglierli bene all'
interno dello spogliatoio, del gruppo, poterci contare e eventualmente
riferirsi sempre e comunque a loro quando c'è qualcosa che non va.
- Te hai ambizione di diventare dirigente o allenatrice ?
- Sì, ...be'.. per certe spigolature del mio carattere
non mi vedo tanto come tecnico, mi vedo di più in un discorso dirigenziale
perchè abbraccia di più un certo tipo di situazione. E poi
mi piace molto il confronto con le altre persone, che vada al di là
dell' aspetto strettamente tecnico ma che abbracci l' aspetto umano.
- Sono sempre troppo poche le ex-calciatrici che rimangono nel giro
come allenatrici e ancora di meno come dirigenti....
- Il problema grosso è che poi ti trovi a scontrarti con una
realtà che ti spinge a lasciar perdere. Arrivi ad un'età
in cui è difficile trovare qualcosa che ti permetta di andare avanti,
anzi, di vivere. A meno che tu non te lo possa permettere, ma anche qui
ci vuole una gran passione, una gran voglia e riuscire a trasmettere quello
che hai imparato, magari condendolo di quegli aspetti in più
che puoi apprendere dagli altri. Non è negativo guardare gli altri,
saper prendere il meglio da loro: è un atto di umiltà che
ti può portare ad una crescita. Ma qui non si cresce, si rimane
stazionari. Fra l' altro ho sentito che l' America sta interessando diverse
calciatrici che hanno l' età e l' opportunità per provarci.
Il brutto è che così si impoverirà di più il
nostro campionato, in cui già emergono poche giovani.
- Visto che ti vedi come dirigente, immaginiamo che tu rivesta la
massima carica della FIGC. Qual è la prima cosa che faresti ?
- Bisogna partire dalla base, ce ne sarebbero tante di cose da fare......
- A proposito di base, sembra che l' anno prossimo il SGS darà
molti incentivi alle squadre maschili per aprire settori femminili. Questo
potrebbe addirittura mettere in difficoltà le società solo
femminili, che si troverebbero di fronte una concorrenza ben organizzata.....
- Ma sai....sapendo che i maschietti ci sono sempre stati (più
che a me si rivolge al secondo cuginetto che prende in braccio, dopo aver
lasciato il primo, ndr), non sarebbe questo un grosso problema. Io
dico che bisogna lavorare alla base, nel senso che bisogna cambiare la
cultura. Questi slogan tipo "il calcio è anche donna" danno l' idea
di quanto siamo proprio un altro sport.
- Le polemiche di questi giorni sembravano sopite, e invece ora
arriva questo servizio sul Guerin Sportivo intitolato "Mai dire Gay". Queste
cose ti fanno male oppure non ti toccano ?
- Senti, io non so cosa sia successo nelle Marche. Io posso dire questo:
se veramente vengono rivolte a minori delle attenzioni sbagliate o se delle
minorenni vengono mal indirizzate, allora questa è una situazione
che non mi piace assolutamente e che non piace a nessuno. Non sono una
moralista ma questo non va assolutamente bene, e non solo nello spogliatoio
ma nella vita in generale. Io ho girato molti spogliatoi e mai mi è
capitato qualcosa del genere, mai a certi livelli. Quindi, ammesso che
la storia sia vera, la voglio pensare come un fenomeno a sè stante.
Insomma, vedere sempre il calcio femminile etichettato in una certa maniera
è avvilente, e anche ingiusto. Perchè poi, vai a chiedere
alla gente cosa sa del calcio femminile, probabilmente sanno solo questa
cosa qua, chiedi se sanno chi sta ai primi tre posti della classifica della
serie A, chi lo sa ?
- Probabilmente la classifica non la conoscono neanche quelli che
scrivono certi articoli.....
- Ci vorrebbe più attenzione da parte della stampa, perchè
così si colpisce indiscriminatamente tutto un movimento e non è
giusto, perchè poi ognuno ha la propria vita e la propria dignità.
E invece ti mettono un marchio addosso così a casaccio. Basta,
stiamo attenti, anche perchè non credo che ce ne siano di più
(di
omosessuali, ndr) che in qualsiasi altro sport, maschile o femminile
che sia.
- Torniamo a questioni più sportive: parliamo di questa strana
stagione del Pisa che a vedere la classifica è indubbiamente positiva,
eppure è rimasto qualche rammarico, forse più per la Coppa
che per il campionato.... ci sono state delle sconfitte impreviste...
- Sì, avevamo creato delle aspettative. In effetti l' obiettivo
era fare un buon campionato, tornare ad essere una società credibile....
Come pisana, a trent'anni, provare a vincere qualcosa nella mia città
mi piacerebbe molto, magari costruendo la squadra nella zona. Io già
all' inizio avevo la sensazione che avremmo interpretato bene il campionato,
certe cose le vedi già ai primi allenamenti. La difficoltà
e il limite più grosso è giocare in 12-13 effettivi, senza
nulla togliere alle nostre ragazzine, ma le responsabilità
se le devono prendere quelle che hanno più esperienza. Nelle ultime
settimane abbiamo fatto un campionato mediocre ma nella globalità
è una stagione positiva. Abbiamo fatto bene all' inizio poi alla
stanchezza si è sommato qualche cedimento atletico e anche sul piano
mentale.
Il rammarico grosso di oggi (Pisa-Agliana 1-2, ndr) è
che noi abbiamo sbagliato i primi 20 minuti, malgrado io avessi predicato
tutta la settimana di non sbagliare l' approccio, perchè conosco
bene l' Agliana. Per il resto la partita l' abbiamo fatta noi. Se non si
sbagliava l' approccio alla gara......