CALCIO FEMMINILE E FIGC

In questa pagina cerchiamo di fare chiarezza sulla collocazione del calcio femminile all'interno della FIGC, cosa che a dir la verità avevamo dato per scontata in un primo tempo; invece, strada facendo, parlando o scambiando E-mail con protagoniste e interessati, ci siamo resi conto che la questione è paradossalmente tutt'altro che chiara.

UN PO' DI STORIA

Fino al 1980 il calcio femminile è rimasto completamente al di fuori della FIGC, poi iniziò un quadrienno sperimentale nel quale la FIGCF fu considerata "affiliata" alla FIGC ma mantenendo le proprie regole. Il quadriennio sperimentale durò in realtà sei anni, nel frattempo la FIGCF fu riconosciuta dal CONI e grazie a questo si potè arrivare al forzato pieno riconoscimento da parte della FIGC. Insomma fino al campionato 1985/86 il calcio femminile italiano aveva una propria federazione, se non più di una, con proprio statuto con proprie norme e regole in merito a tutte le questioni fondamentali come, per esempio, i tesseramenti.
Dalla stagione 1986/87 il calcio femminile è invece parte integrante della FIGC, inserito come Divisione della Lega Nazionale Dilettanti e quindi con le norme organizzative di tale lega.
È dunque sbagliato parlare di Lega Femminile come invece purtroppo si legge spesso sui giornali e come paradossalmente dicono a volte gli stessi presidenti delle squadre un po' per pressapochismo e un po' per effettiva ignoranza della situazione.

STRUTTURA ORGANIZZATIVA DELLA FIGC

Cerchiamo ora di fare chiarezza con una schema che riassume la struttura federale del calcio italiano, glissando sulle varie commissioni, sulla organizzazione arbitrale eccetera. Per il momento ci interessa solo dire che la FIGC si compone di essenzialmente di tre leghe: Lega Nazionale Professionisti (serie A e B maschile), Lega Nazionale Professionisti di serie C, e Lega Nazionale Dilettanti.
Tale suddivisione è molto importante perchè corrisponde non solo a questioni organizzative e burocratiche ma anche alla spartizione dei soldi del Totocalcio e del CONI in generale. Ecco spiegato perchè c'è chi sostiene che il calcio femminile debba formare una sua lega e quindi partecipare alla spartizione delle risorse economiche con pari dignità rispetto alle altre leghe. D'altra parte si sostiene che ciò è irrealistico. Senza entrare nel merito della diatriba continuiamo a descrivere la situazione attuale.
Il calcio femminile nazionale è una divisione della Lega Nazionale Dilettanti. Quindi le calciatrici non sono e non possono essere professioniste, anche se nella serie A femminile esiste un "professionismo di fatto" che crea diverse problematiche fra le quali anche l'effettiva confusione che cerchiamo di risolvere in questo momento.
Le norme organizzattive, in particolare quelle in merito ai tesseramenti, sono dunque quelle dei dilettanti, maschi o femmine che siano, e sono uguali per tutti i dilettanti, maschi o femmine che siano.
Nello schema sopra è rappresentata la struttura essenziale della FIGC. Si noti come la Lega Nazionale Dilettanti (LND) si suddivida in Settore Giovanile e Scolastico (SGS), Divisione Attività Interregionale (DAI), Divisione Calcio a 5 (DC5), Divisione Calcio Femminile (DCF), Comitati Regionali regione per regione che a sua volta si diramano nei comitati provinciali.
Si noti come il Calcio Femminile (così come il Calcio a 5) risulti teoricamente frammentato, dato che anche il SGS fa attività femminile e ogni comitato ha il suo delegato al calcio femminile. Di fatto la presidenza della DCF si è sempre adoperata per mantenere i contatti con i delegati regionali e coi settori giovanili ma una struttura così dispersiva qualche problema lo causa comunque.
Per esempio quando si parla di calciatrici tesserate non vengono considerate le bambine del SGS, che in alcuni comitati provinciali vengono addirittura contrassegnate dalla M (maschio) per il semplice motivo che..."dato che tanto sono tutti maschi il computer mette M di default" ... Inutile commentare.