UNA TESINA SUL CALCIO FEMMIILE
....ebbene sì, questo sito internet dedicato alle donne che giocano
a pallone è stato pure argomento di studi universitari, ovviamente
non è un caso che l' autrice sia anche una calciatrice. L'argomento
affrontato è da sempre uno dei tormentoni del calcio femminile (portiere
o portiera, ecc....) e nè qui nè altrove potrà trovare
la sua fine. La cosa più importante, secondo noi, è che il
calcio femminile manifesti la propria esistenza e proprio con la voce che
in genere, paradossalmente, è la più silenziosa (o la meno
ascoltata?): la voce delle calciatrici. Per la cronaca: l'autrice si è
guadagnata un bel 30 e lode, anche se va detto che la discussione della
tesina era solo una parte della prova di esame del corso di Sociolinguistica;
noi, per quanto orgogliosi, non ci monteremo certo la testa. (... ehi Ennio,
ma c'è il sito del premio Nobel?).
UNIVERSITÁ DEGLI STUDI
DI SIENA
FACOLTÁ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
CATTEDRA DI SOCIOLINGUISTICA
anno accademico 1997/98 |
IL LINGUAGGIO DEL CALCIO
FEMMINILE |
di Alessia Cocco
INTRODUZIONE
Gli italiani, secondo una nota pubblicità della Coca Cola, possono
cambiare tutto nel corso della loro vita: automobile, città, fidanzata...tranne
2 cose: la mamma e la squadra del cuore. Siamo quindi un popolo di mammoni
e calciofili...e non più di poeti e navigatori come si sosteneva
un tempo! Ciò la dice lunga sull'importanza di questo sport in Italia
e, se fino a qualche anno fa molte donne lo consideravano semplicemente
qualcosa che per gli uomini aveva la precedenza sulle rispettive mogli
o fidanzate (basti ricordare la canzone "La partita di pallone"
di Rita Pavone), ora si sono scoperte appassionate anche loro, diventando
sia tifose che praticanti.
Ciò avrebbe dovuto far contenti i maschi, che avrebbero potuto condividere
con la loro dolce metà questa passione e non avrebbero più
dovuto scegliere tra il pallone e l'amore, ma analizzando il linguaggio
del calcio femminile sono giunta alla conclusione che non è affatto
così: questo nuovosport (secondo molti esistono 2 categorie ben
definite e separate di calcio: quello maschile e quello femminile), che
ha una storia breve rispetto a quello maschile (ma non tanto come si sarebbe
portati a credere), ha avuto uno sviluppo eccezionale negli ultimi anni,
tanto da essere ammesso alle Olimpiadi di Atlanta (1996), ma, almeno in
Italia, rimane ancorato ad una terminologia maschile e maschilista.
Come vedremo dal corpus raccolto, non è stata ancora risolta la
questione del politically correct, sia per la particolarità della
lingua italiana, sia per il fatto che gli italiani non hanno ancora sviluppato
una sensibilità linguistica verso le nuove convenzioni sociali,
come invece è accaduto negli altri Paesi europei. Io vorrei però
dimostrare che i motivi non sono solo di tipo prettamente linguistico e
che l'integrazione del termine al femminile in caso di un maschile generalizzato
è fatta in senso dispregiativo: gli uomini, insomma, hanno visto
e continuano a vedere il calcio femminile e le donne che lo praticano come
un'invasione della propria sfera e usano un linguaggio maschilista per
sminuirne l'importanza e per cercare di dimostrare che ciò che noon
può essere defiito con esattezza non dovrebbe neanche esistere,
almeno ufficialmente.
A questo proposito è molto interessante analizzare la pagina del
sito Internet sul calcio femminile intitolata "Per chi non è
mai stato ad una partita di calcio femminile", (vedere
per credere ... ndr) in cui vengono dati dei consigli ad un
ipotetico Amico ( come è definito nel testo) che, per curiosità,
ha deciso di assistere ad una partita giocata da donne. È utile
notare sia il fatto che ci si rivolga ad un uomo, sia il fatto che i consigli
vengono dati sottoforma di assolutamente da evitare e si riferiscano
a frasi e non a comportamenti.
BREVE STORIA DEL CALCIO FEMMINILE
.......omissis..... (è ripresa pari pari dalla nostra, per
chi fosse interessato eccola ... ndr)
CORPUS DEI DATI
1. Termini che indicano i ruoli di gioco
Esistono delle problematiche nella formazione del femminile dei termini
usati nel calcio maschile:
-Portiere o portiera? Questo è un caso abbastanza curioso: nella
lingua italiana esiste il termine portiera, sia per indicare una
donna che svolge un servizio all'interno di un edificio pubblico o privato,
sia come sinonimo di sportello dell'automobile, ma nel calcio femminile
assume un significato dispregiativo.
-Difensore o difensora?
-Terzino o terzina?
-Mediano o mediana?
-Libero o libera?
-Centravanti o centravantessa?
-Capitano o capitana?
-Calciatore o calciatrice?
-Giocatore o giocatrice?
-Cannoniere o cannoniera?
Ci sono poi i termini che non hanno sesso: in alcuni casi è
l'articolo che li precede ad indicare il genere, in altri non è
sufficiente:
-Centrocampista
-Ala
-Punta
-Attaccante
-Goleador
-Bomber
-Rigorista
-Stopper
2. Modi di dire al maschile
-Un gioco maschio (per indicare un gioco duro e grintoso, come se le donne
non siano in grado di tirar fuori grinta e aggressività)
-Gioco ad uomo (per indicare una tattica di schieramento in campo: ma se
in campo ci sono solo donne?)
-Il calcio non è uno sport per signorine
-Tirare fuori gli attributi
3. Frasi tipiche di uomini che vedono una partita di calcio femminile
per la prima volta:
-Ma che campionato è? Davvero è FIGC?
-Bah? O che ci sono anche i guardialinee?
-Speriamo che non facciano troppi stop di petto!
-Ma giocano anche se hanno le loro cose?
-Hanno le scarpe con i tacchetti...o con i tacchi a spillo?
-Come sono cattive queste donne! oppure: Le donne non sono abbastanza cattive
-Se ci prova altre 10 volte non le riesce (dopo un goal su punizione della
specialista)
-Le donne non sanno tirare le punizioni (dopo una traversa su punizione
della specialista)
-Le donne non possono giocare a zona!
-Queste cose non le fanno neanche i maschi!
-Però! Giocano!
-Ma siamo sicuri che siano tutte donne?
CONCLUSIONE
Dopo l'analisi del corpus dei dati, sono giunta alla conclusione che il
linguaggio del calcio femminile è estremamente maschilista: le donne
non possono fare semplicemente il femminile dei termini maschili, sia perchè
in alcuni casi ci sono dei dubbi sulla sua formazione, sia perchè
in altri è visto come un modo per sminuire la loro disciplina. Ecco
perchè, per ribadire le pari opportunità, si tende ad una
radicalizzazione del maschile o del termine al maschile preceduto da un
articolo al femminile: personalmente preferisco dire che sono "il centravanti",
non "la centravantessa", mentre in un articolo del sito Internet
ho ritrovato "un(a) portiere" nel contesto di una frase. Il problema
del linguaggio, quindi, non è soloun pretesto maschilista, ma è
uno scoglio sul quale si imbattono anche gli addetti ai lavori, esperti
e interessati del/al calcio femminile. Esistono delle riviste speciaizzate,
ma finora, essendo la loro tiratura limitata, non vi è una linea
unica seguita da tutti.
Non vi sono dubbi, però, sul fatto che gli uomini siano scettici
quandos entono aprlare di questo sport: qualcuno, addirittura, non lo definisce
"calcio",
ma non ha un altro termine a disposizione e si meraviglia del fatto che
la FIGC lo abbia inglobato nella sua organizzazione. Il loro scetticismo
è dettato da pure ragioni fisiche, ma è curioso notare che
quando si accorgono che anche le donne possono correre, dribblare e segnare
come i loro colleghi uomini,si lasciano andare a commenti del tipo "Però!
Giocano!" o "Queste cose non le fanno neanche i maschi!" o addirittura
"Ma
siamo sicuri che siano tutte donne ?", da intendersi quasi come un
complimento, dato che si tratta della constatazione che una donna può
giocare come un uomo.
È logico che le differenze fisiche abbiano la loro imporatanza,
ma ciò accade in tutti gli sport: nel tennis, addirittura, si va
verso una preferenza per il settore femminile, dato che la tecnica prevale
ancora sulla pura forza fisica, che invece la fa da padrona tra gli uomini.
Nessuno ha mai pensato che Steffi Graf non giochi un vero tennis,
o che Deborah Compagnoni non faccia un vero slalom, o che Fabiana
Luperini non pratichi il vero ciclismo ... ma quante volte si è
sentito dire che i record di Carolina Morace (la calciatrice più
famosa, vera rappresentante del calcio femminile) non valgono perchè
non gioca il vero calcio? Eppure la sua competenza calcistica è
fuori discussione: fa la commentrice TV (delle partite di calcio) per Telemontecarlo
e addirittura le è stato proposto di allenare una squadra di calcio
maschile (il Selargius, in provincia di Cagliari) che milita in Interregionale
(campionato nazionale dilettanti).
Non sto a discutere di ingaggi, che praticamente non esistono nel calcio
femminile, ma non contesto questo, dato che dipendono più da ffattori
economici e pubblicitari che da fattori puramente tecnico-sportivi: ne
rivendico semplicemente il diritto die sistere e di avere un linguaggio
appropriato, dato che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo eccezionale.
Il dio-pallone, in Italia, è uomo...ma il calcio è
anche...DONNA!
BIBLIOGRAFIA
Sito Internet del Calcio Femminile italiano: www.onairweb.com/calciofe